AAPG - Associazione Archivio Piero Gazzola

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Piero Gazzola

ritratto

Nasce a Piacenza il 6 luglio 1908, figlio di Giovanni, ingegnere civile. Dopo il diploma di maturità classica, nel 1932 si laurea in Architettura civile al Politecnico di Milano e due anni dopo in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. Nel 1935 si specializza in Paleografia e Diplomatica e nel 1936 consegue il dploma di Specializzazione in Edilizia Antiaerea presso il Politecnico di Milano.

I suoi studi giovanili riguardano ricerche e approfondimenti storiografici originali relativi all'architettura e ai protagonisti del rinascimento e del barocco italiano, nonché ai sistemi fortificati, che egli continuerà a svolgere e promuovere nel corso della ventennale attività universitaria presso il Politecnico di Milano per gli insegnamenti di Storia e stili dell'architetturaCaratteri stilistici e costruttivi dei monumenti e Restauro dei monumenti.

Conseguita la seconda laurea, intraprende da subito un percorso professionale legato alla tutela monumentale: presso la Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna della Lombardia è nominato architetto aggiunto nel ruolo monumenti, scavi e gallerie, poi promosso Soprintendente in Sicilia orientale (1939-1941) e, dal 1942 al 1973, alla guida della Soprintendenza del Veneto occidentale (province di Verona, mantova e Cremona). In un solo decennio (1946-56) dirige con grande coraggio e passione ben 150 cantieri di restauro, diventando così un esperto di fama internazionale nel campo della tutela e della salvaguardia di monumenti e siti d'interesse culturale.

La competenza acquisita in imponenti interventi di ricostruzione monumentale, i più noti relativi ai due ponti storici veronesi (ponte scaligero di Castelvecchio e ponte Pietra), lo porta ad essere nominato nel 1952 “Specialiste pour les Monuments, les fouilles archèologiques et les sites d’art et d’histoire” dall’UNESCO. In questa veste offre il suo personale contributo scientifico alla stesura di numerose direttive e raccomandazioni, coordinando importanti missioni all'estero per l’elaborazione di vasti programmi di valorizzazione per alcuni fra i maggiori siti archeologici e d’interesse culturale al mondo, tra i quali quelli ad Abu Simbel, Egitto (1959-1961), Iraq (1967), Cipro (1969), Afghanistan (1970), Perù e Messico (1971). Grande notorietà gli porterà in particolare il progetto vincitore del concorso internazionale, poi diversamente realizzato, per la salvaguardia dei templi nubiani.

Per tutti gli anni Sessanta Gazzola si pone come instancabile animatore di una fitta rete di relazioni internazionali per la promozione della salvaguardia in ambito comunitario, prendendo parte e organizzando simposi internazionali, e puntando sulla formazione degli architetti restauratori insegnando come visiting professor nelle università italiane ed europee e promuovendo all'interno dell'ICCROM l'attivazione di corsi postuniversitari internazionali (a Bangkok, Citta del Messico, Madrid), come quello della Scuola di Perfezionamento dell'Università di Roma.

Nel 1965 viene nominato primo presidente del Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, l’ICOMOS -organismo di cui è ideatore insieme a Roberto Pane e Guglielmo De Angelis D’ Ossat- carica poi confermata fino al 1975. È inoltre fondatore della rivista “Castellum”, Presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli (1964-1974), della Società Belle Arti di Verona e dell’istituto per gli studi storici veronesiFu inoltre membro del consiglio scientifico del CISA, Centro Studi Andrea Palladio (1959-1979), del consiglio di amministrazione della Triennale di Milano (1964-1973) e dell'Ente Ville Venete (1963-1971).

Gazzola è anche primo estensore, insieme allo storico e architetto napoletano Roberto Pane, della cosiddetta Carta di Venezia del 1964, primo documento internazionale scritto alla luce dell'esperienza della ricostruzione post-bellica, dopo le direttive del restauro del 1931.

A Gazzola va ascritta se non interamente almeno per buona parte la ridefinizione sociale di monumento, bene congiunto col divenire storico della collettività, e il profondo ripensamento in chiave urbanistica dell’intera azione di tutela.

Negli stessi anni egli è tra gli esperti incaricati dal Consiglio d’Europa di studiare nuovi strumenti per la salvaguardia dei "centri storici", tra cui l'impostazione dell'Inventario di protezione del Patrimonio Culturale Europeo (IPCE), primo catalogo unificato volto a classificare i beni archeologici, storici, artistici, etnologici, naturalistici per perimetrare su basi scientifiche i complessi da tutelare nei vari territori nazionali. Contemporaneamente assume in Italia l’incarico di Ispettore centrale tecnico della Direzione generale Antichità e Belle Arti presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Fu insignito di numerose onorificenze, tra cui una medaglia d’oro dei Benemeriti della cultura e dell’arte dal Ministero della Pubblica Istruzione, e di due lauree honoris causa.

Nel 1978 riceve il premio Europa für Denkmalpflege (Stiftung F.V.S. zu Hamburg), quale riconoscimento per gli “eccezionali meriti” della “sua instancabile attività, tutti dediti alla diffusione e alla precisa determinazione del concetto di Denkmalpflege come pure alla sua realizzazione.

Muore a Negrar (Verona) il 14 settembre 1979.

 


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